Nel 2020 assisteremo a una crescente politicizzazione dei brand che dovranno sempre più considerare i fenomeni geo-politici, se non prendere una posizione netta e precisa di fronte a scelte geo-socio-politiche. E’ questo uno dei nuovi trend che caratterizzeranno il mondo della comunicazione nell’anno appena iniziato.

Le novità sono emerse dal recente incontro tra Rosie Blau, editor in chief of The Economist – 1843 Magazine, e International Advertising Association (IAA), la più rilevante community internazionale di leader del marketing e della comunicazione istituita nel 1938 e presente in 56 Paesi, tra i quali l’Italia.

Ma il 2020 sarà anche l’anno del grande compromesso alimentare. Se fino a oggi abbiamo assistito al crescente fenomeno vegan a danno della carne, il 2020 sarà l’anno della tregua: si mangerà meno carne, ma di migliore qualità (includendo in ciò il tema del chilometro zero).

Il 2020 si caratterizzerà anche per una sempre più marcata simbiosi tra dati e tecnologia per analizzare e individuare i desiderata dei consumatori. Spazio anche alle celebrazioni no stop del grande Raffaello (tra le nuove parole chiave) e occhi puntati, passando allo sport,  sulle nuove discipline olimpiche come skateboard, arrampicata sportiva, karate e surf.

In generale il 2020 sarà l’anno in cui sempre più centrale per le aziende sarà il concetto di purpose, ovvero la capacità da parte dei brand di costruire e condividere con tutto il loro pubblico di riferimento un tessuto di valori comuni che vada ben oltre il prodotto.

“Cambiamento climatico” sarà un’altra delle parola chiave del 2020 che sarà ancora l’anno dei Millenials e della Generazione Z, ma anche del segmento, o meglio del target, dei “giovani vecchi”, come li chiamano i giapponesi, più attivi, in buona salute e più benestanti dei pari età della generazione precedente.

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