Non prevede missili, azioni di forza e bombardamenti, ma anche la “cyberguerra” è destinata a fare danni pesanti. Da qualche giorno, come preannunciato lo scorso venerdì 24 febbraio su Twitter, è partita l’offensiva contro la Russia. “Anonymous – si leggeva nel tweet sul loro account seguito da oltre 7 milioni di persone – è attualmente coinvolto in operazioni contro la Federazione russa. Le nostre operazioni prendono di mira il governo russo. È inevitabile che anche il settore privato ne risentirà molto”.
La prima azione del collettivo di hacker più famoso al mondo era stata colpire il sito web «della stazione di propaganda russa “Russia Today” in risposta alla brutale invasione dell’Ucraina da parte del Cremlino.
Nelle ultime ore un gruppo di hacker legati al collettivo Anonymous ha deciso attaccare Graceful, lo yacht di Vladimir Putin dal valore stimato di 87 milioni di euro. Per diverse ore è stato infatti cambiato il nome e la posizione dello yacht.
L’operazione, denominata “OpRussia”, è stata spiegata in un video di tre minuti. Un messaggio rivolto anche ai soldati russi ai quali è stato chiesto di deporre le armi e di ritirarsi dall’Ucraina. Anonymous è pronto fornire informazioni valide al popolo russo sulle azioni di Putin, provando anche ad aiutare le persone dell’Ucraina fornendo pacchetti di assistenza, cercando di mantenere aperti i canali di comunicazione e aiutare ad offuscare le loro comunicazioni da”occhi indiscreti”. Un’azione, quella di Anonymous, che vuole in qualche modo contrastare la censura russa verso le piattaforme social: nei giorni scorsi Putin aveva infatti annunciato di aver bandito Facebook e poi anche Twitter.
Ma nel mirino di Anonymus non c’è solo la Russia: gli attacchi informatici hanno infatti riguardato anche la Bielorussia, alleata della Russia. Il primo bersaglio sono state le ferrovie bielorusse, mentre il secondo è avvenuto contro le banche del paese guidato da Aleksandr Lukashenko, fedelissimo di Putin.
Fin troppo facile immaginare le conseguenze di una guerra “virtuale”, ma neanche troppo. Oggi buona parte degli interessi economici, e non solo, viaggia in rete e andare a colpire proprio lì, in maniera mirata e diffusa può fare danni irreversibili, soprattutto in periodi di guerra, quando i “normali” canali di comunicazione e business sono meno agili e la rete diventa l’unica strada percorribile in sicurezza.