L’arte di comunicare
“Dove il mercato non arriva, lo Stato deve intervenire con strumenti nuovi, intelligenti, fruttuosi. Se alle librerie costrette a chiudere (ma anche ai teatri, ai musei, e così via) si concedesse un regime fiscale molto favorevole, se si pagasse l’affitto (oggi proibitivo) dei locali, si incentivasse l’assunzione di personale giovane e preparato, ci si accollasse l’onere delle bollette e dei costi aggiuntivi, forse si darebbe più respiro a chi sta morendo nell’asfissia”.
Si intitola “L’emergenza della cultura”, l’editoriale a firma di Pierluigi Battista che, dalle colonne del Corriere della Sera, sottolinea come “la collettività dovrebbe rendersi conto dell’importanza delle librerie, dei teatri centrali e periferici, delle sale cinematografiche di quartiere, dei musei. Polmoni d’ossigeno culturale che fanno ricco e civile e migliore un Paese”.
L’arte di comunicare, la capacità di trasferire ai lettori un concetto semplice e potente, come quello del peso che la cultura può e deve avere nella formazione di una qualsiasi società, si concentra in poche righe, più che sufficienti, se ben argomentate e sviluppate, a lasciare il segno e far passare un messaggio di grande importanza e prospettiva.
Troppo spesso la quotidianità ci allontana dai veri valori della nostra vita, dai principi ai quali non bisognerebbe mai derogare quando si ha davvero a cuore il destino di un Paese, di una comunità.
Battista invita ad aprire gli occhi, a guardare lontano, a considerare “come una calamità, una catastrofe civile, una regressione culturale la moria delle librerie che non ce la fanno a tirare avanti, ogni teatro che chiude i battenti, ogni sala cinematografica con le saracinesche abbassate, ogni orchestra che smette di suonare, ogni museo mortificato nella mediocrità per mancanza di fondi adeguati, ogni sito archeologico lasciato a se stesso, ogni ente lirico che boccheggia sull’orlo del fallimento”.
L’editorialista del Corriere della Serra mette nel mirino Stato e Governi che dovrebbero sentire “ come prioritario lo stanziamento di risorse, anche cospicue, per salvare i pilastri di una società che non voglia avvilirsi nello squallore e nella perdita di sé”. “Dove il mercato non arriva, lo Stato – aggiunge ancora – deve intervenire con strumenti nuovi, intelligenti, fruttuosi”.
Le idee, che Battista pure illustra e argomenta, hanno anche bisogno di sostegno. Di soldi e risorse. E il suo articolo, breve e concentrato, diventa un manifesto per la cultura, per il nostro futuro.